Sono nato in Via della Pace a Bassano del Grappa (VI) il giorno in cui - il 9 luglio 1955 - veniva pubblicato a Londra il Manifesto di Bertrand Russel e Albert Einstein con cui i due scienziati chiedevano al mondo di rinunciare ad ogni arma nucleare. Questa coincidenza mi inorgoglisce...
A casa (1956).
Cima Portule (1965).
Scout, armato di chitarra (1971)
Con Giovanna Marini e Caterina Bueno (1980), per la Festa dell'Unità .
A Trapisa, nelle Foreste Casentinesi (1990).
Sul Monte Grappa (2000)
Alle prove (2018).
Ho fatto il liceo classico, sono una guida naturalistica ambientale, scrittore. editore, artista e musicista. Per brevità chiamato artista... (F. De Gregori)
A formarmi, oltre che la mia testardaggine, alcune persone a cui sono grato.
La prima è mia mamma Elsa, che in tempi materialmente molto più difficili di oggi mi ha cresciuto puntando sul suo amore ed il buon senso. Quest'ultimo - direi - è stato la fortuna della mia vita Avrebbe voluto suonare il piano forte, da giovane, e forse mi ha trasferito quel cromosoma. E non solo, dato che all'età di 14 anni, a fronte del desiderio di avere una chitarra, ha utilizzato i suoi 25000 punti raccolti nei fustini di detersivo della Mira Lanza per regalarmela. Inoltre, avendomi partorito più o meno nella portineria dell'ospedale, mi ha "imprintato" anche la vagabondaggine che ho praticato nel corso della vita. L'insegnamento più importante che mi ha trasmesso è "non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te".
La seconda persona è mio zio Toni, alpinista. Testardo e scapolo. Quando sono nate le mie due sorelle gemelle, mia madre aveva 38 anni; una bella età, per quei tempi. Quando nacque la prima delle due, femmo una gran festa. Quando, dopo cinque minuti, nacque la seconda, femmo “oh oh”. Non esisteva l’ecografia, in quel tempo, e nessuno sapeva che il parto sarebbe stato gemellare. Io avevo 9 anni e Toni - fratello di mia madre - ha cominciato a passare per casa e portarmi con sé. Lei non sapeva dove, ma non faceva domande pur di sentirsi alleggerita. E lui mi portava in montagna ad arrampicare. Ho imparato prima ad arrampicare che ad andare in bicicletta. Così la montagna mi è rimasta dentro.
La terza persona è stata Annachiara Farronato, la mia insegnante di lettere al liceo classico. Rimasto bocciato da due insegnanti giurassiche, quando ho ripetuto l'anno ho incontrato lei. Giovane, moderna, colta, progressista. Per gli stessi motivi sulla base dei quali ero stato bocciato, lei mi ha detto: "devi fare il giornalista".
La quarta persona è stata Giovanna Marini. Gigantesca cantautrice, sociale e politica. La invitai a tenere uno stage di tre giorni nella mia città, Bassano del Grappa, ospitandola a casa mia, e ne rimasi affascinato. La studiai a fondo, appassionatamente come appassionata è lei. E la reinvitai a tenere dei concerti. Musicalmente le devo molto. Allieva di Segovia e dunque d'impronta accademica, ha studiato la musica popolare italiana portando alla ribalta protagonisti della tradizione orale come Giovanna Daffini. Nel contempo ha reinventato con la Scuola del Testaccio una nuovo modo di creare musica pescando nella tradizione ed elevandola a livelli sopraffini. Le sue opere - come I Treniper Reggio Calabria - e le canzoni - come Lamento per la morte di Pasolini - restano esempi di composizione mai più raggiunta da altri, mentre le sue lezioni, i suoi laboratori, sono esperienze indimenticabili. Con questi presupposti e grazie poi alla frequentazione di altri protagonisti della canzone popolare e di protesta - Caterina Bueno, Ivan della Mea, Gualtiero Bertelli... - ho cominciato a scrivere canzoni e a cantarle con un nutrito gruppo di compagni di strada, girando un bel po' per teatri, festival, concerti in Veneto, in Svizzera, in Germania.
La quinta persona è stata Gigi Sabadin, designer del mobile. Era il 1978, lavoravo in libreria e mi dilettavo a fare cosette con il legno. Un giorno a casa mia vide un piccolo gioco, un cubo di legno smontabile e rimontabile in tanti modi diversi, alcuni dei quali sfruttando la diagonale del solido, e mi chiese se l’avessi fatto io. Certo. Allora aggiunse: vuoi che te lo venda? In che senso? Fidati. Va bene. E un giorno tornò con un assegno con su scritto “un milione”. Avete presente il signor Bonaventura? Uguale. Quando ricevetti quel compenso, uno stipendio mensile in libreria era di centottantamila lire. Un milione era una somma inimmaginabile, per me, tutta insieme. Con quella aprii una bottega di lavorazione del legno, tessitura, ceramica e altro ancora. Gigi si muoveva nel mondo del design con semplicità e raffinatezza, accompagnandosi ad amici come Carlo Scarpa, Candido Fior, Alessio Tasca. In questa bottega - dove tenevo anche le loro cose - mi sono successivamente dedicato alla grafica e alla scrittura, passioni che continuo a coltivare.
Dopo di ciò ho mollato tutto e ho cominciato a lavorare in montagna. Era una passione per la natura che avevo praticato anche collezionando farfalle ed insetti, allevando bruchi o accampandomi nottetempo in attesa dell'alba, per ammirare i capioli.
Il primo rifugio che gestii era nelle Foreste Casentinesi. Un luogo selvatico. La casa era da ristrutturare e lo feci. A mano libera. Intorno giravano cervi e lupi. Nei ruscelli vivevano gamberi di fiume e salamandre dagli occhiali. Dentro non avevo acqua potabile ne' energia elettrica. Mi facevo la legna, cuocevo il pane, le pizze. Raccoglievamo le erbe e i frutti del bosco. Ospitavo soprattutto gruppi di ragazzi e famiglie affascinate dal territorio disabitato, angusto, dai cieli stellati e dalla incredibile quantità di neve che scendeva d'inverno. Ci tuffavamo nelle pozze, dove nuotavamo insieme alle biscie d'acqua. Di notte richiamavamo l'ululato dei lupi, facevamo i calchi alle impronde dei mammiferi.
Poi mi trasferii sul Grappa, era il 1997, dove ho aperto un secondo rifugio - l'Alpe Madre - e successivamente una struttura dedicata all'ospitalità didattica, la Casaparco. Il Monte Grappa era un luogo disabitato perché la roccia carsica assorbe ogni risorsa idrica e dunque non permetteva in passato di poterci vivere. Anche per questo vi si finì per combattere la Grande Guerra e poi vi si rifugiarono i partigiani durante la Seconda Guerra Mondiale.
Poi, dopo una breve parentesi, sono giunto a Primolano (Cismon del Grappa - VI), tra Bassano del Grappa e Trento. La valle è l'altra faccia della montagna, e a 55 anni mi è parsa un po' meno faticosa. Ho preso la Locanda Italia del maestro Decimo, due istituzioni in Valbrenta. Vi faccio il cuoco. Anche l'intrattenitore, dato che tutto ciò che ho imparato nella mia vita lo metto in pratica felicemente: falegnameria, musica, scrittura, cucina naturale. E da quando sono lì ho ripreso con la musica e ad incidere per la prima volta nella mia vita un CD.
In conclusione, ho fatto 14 traslochi nella mia vita e ho amato più o meno altrettante donne, anche se i due fenomeni non sempre sono coincisi. E mpm credo si sono esauriti... Nel frattempo continuo a scrivere canzoni e a cantare Fabrizio De André, Francesco De Gregori, alternandoli ai "complessi" dei mitici Anni '70, dai Camaleonti ai Nomadi, dagli Equipe 84 ai New Trolls e alla Premiata Forneria Marconi. Ma seguo anche altri autori - Elisa, Zucchero, Max Gazzè, Simone Cristicchi, Carmen Consoli, Vasco Rossi... - che meritano di essere seguiti, ed altri panorama musicale regionale, come Giorgio Gobbo, Irene Brigitte. Anche io ho i miei difetti... Paolo