L'attività di grafico continua ad accompagnare la mia vita. Quando firmo un logo, una campagna pubblicitaria, uno slogan, normalmente lo firmo con uno pesudonimo. Ma non si tratta di un vezzo bensì di una coincidenza. Infatti, dalla somma delle prime lettere del nome e del cognome dà la parola PAPER, in inglese "carta". E tutti coloro che han fatto grafica sono partita dalla carta. E dai trasferibili.
Immagino che non tutti sappiano cosa siano. Semplice: un foglio di plastica trasparente in cui erano applicate tutte le lettere dell'alfabeto. Poi c'era il foglietto dei numeri. Foglietti di font, diremmo adesso, che venivano trasferiti su cartaattraverso la pressione che vi si faceva mediante una matita di plastica, come quella che si usa in certi smartphone. |
La grafica applicata alla pubblicità è una disciplina che sta a mezza via tra la scrittura e l'arte ma a differenza di queste è finalizzata ad ottenere degli obiettivi specifici, il primo dei quali è raggiungere il consumatore per convincerlo ad acquistare prodotti.
Ogni scrivania era sepolta da traferibili di varie dimensioni: maiuscoli e minuscoli, neri, bianchi, rossi, grandezze diverse, caratteri diversi. Venivano trasferiti su carta oppure su lucido, a seconda delle necessità. I disegni venivano fatti a mano, a china. Oppure ritagliando pezzi di carta colorata per comporre superfici. Il tutto veniva montato e poi riptodotto in fotocopia oppure portati in tipografia, per riprodurre delle lastre per la quadricromia, destinate alle rotative. Poi arrivò il computer. Nel mio caso un MacIntosh, come quello raffigurato qui a fianco. Vi si inserivano i floppy disk, con un acapacità massima di 1 MB e mezzo, non so se mi spiego. Fu una rivoluzione! |